*Quanta sofferenza, padre

BRICIOLE DI BONTA’ E RICONOSCENZA  

Il freddo era intenso stanotte e all’alba aveva messo a dura prova il mio folto piumaggio.
La neve, caduta in questi giorni, rende il paesaggio tanto suggestivo quanto austero per un piccolo passero come me.
Non e’ facile trovare da mangiare.
Qualche avanzo di verdura, bucce di mela o scorze d’arancio nelle oramai rare concimaie della zona. Qualche gocciolina che scende dai candelotti di ghiaccio che pendono dai tetti…
Eh si, quest’ anno l’inverno assomiglia a quelli di tanti anni fa, descritti dal nonno, li a ridosso delle vecchie travi in quel fienile abbandonato. 

E senza nemmeno pensarci mi ritrovo, come succede da un po’ di mattine, nei pressi di quel prato.
E’ già molto affollato, lo e’ sempre, ogni giorno di più.Ci sono alcuni miei amici passeri che attendono con impazienza sul rami del vecchio pero, mentre sulla cima del melo due pettirossi si stanno beccando le piume. C’e’ anche una coppia di merli; due macchioline nere che si muovono apparentemente senza senso in questo candido scenario.
Tutti qui ad aspettare, a ridosso di quelle simpatiche “casette” che come per magia sono spuntate un bel giorno tra i rami del frutteto.
All’inizio nessuno di noi voleva avvicinarsi, poi qualche passata veloce di ricognizione.
C’era sempre anche un nostro potenziale nemico che si aggirava nei paraggi attirato dal nostro curioso svolazzare… mai fidarsi dei gatti diceva mio nonno!!!
Ma alla fine, studiata la scena, il mio amico Trillo si e’ posato sul bordo di una di loro; qualche beccata al legno e poi all’interno… che meraviglia! …Briciole di pane.
Brevi richiami ed eravamo tutti li, stupiti e felici. Da quel giorno le nostre visite sono quotidiane e mai quel posto ci ha deluso. 

Questa mattina però l’attesa si fa più lunga del solito… nessun movimento solo le solite urla della mamma che incita i figli a sbrigarsi nel far colazione… essere noi lì sopra quella tavola!!
Nemmeno il gatto è presente… freddo, pigrizia?
Tutti noi a guardare in alto verso quella porta chiusa da dove ogni mattina più o meno alla stessa ora esce  quell’ uomo un po’ tarchiato, passi insicuri nel rituale percorso.
La sua espressione è sempre seria, lo sguardo verso il basso ma è lui che rifornisce le piccole mangiatoie… poco importa a noi il suo stato d’animo.
 
Trillo aveva appena fatto un giro d’ ispezione davanti alla finestra del salotto. Nulla!
Escono anche la mamma e i bambini. Grida, schiamazzi… due minuti di caos e poi ancora silenzio.
Arrivano anche altri passeri dalla valle e alcuni storni… oramai tutti preoccupati, non per le briciole mancanti ma per quella figura che tardava ad arrivare.
 

E poi compare… le spalle sembrano più curve del solito, i passi ancora più incerti… ma forse e’ solo un’ impressione… le scale, il cortile e si avvicina, qualcuno di noi svolazza allegro, qualcuno se ne rimane sui rami, Trillo segue il suo passo.
Anche l’uomo sembra notare qualche cosa di strano e per la prima volta dopo tanto tempo alza lo sguardo.

I suoi occhi sono tristi ma dolci, i suoi gesti ci riempiono di gioia.
Sembra assorto mentre le sue mani sbriciolano quei pezzi di pane… gesti lenti che accompagnano i suoi pensieri. Improvvisamente però qualcosa cambia…

Trillo si posa delicatamente sulla mano dell’uomo che interdetta si ferma, nel suo sguardo svanisce per un attimo la tristezza e sulle labbra compare un timido sorriso… mentre Trillo ci raggiunge felice.

           mangiatoia.jpg

Ora, guardando con impotenza quella “casetta” vuota, mi chiedo Signore; quanta sofferenza dovranno sopportare le spalle scarne di quell’uomo, prima di essere accolto tra le tue braccia di Padre?

16 pensieri su “*Quanta sofferenza, padre

  1. hai ragione, io mi trovo molto a contatto con la sofferenza psicologica che non sempre dipende da sofferenza fisica, questo volevo dire…
    buona giornata

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  2. *libera: hai ragione la sofferenza fa parte del nostro cammino… ma e’ difficile abituarsi a quest’ idea e quando ci capita di esserne coinvolti in prima persona ed essere impotenti allora diventa atroce. i nonni son sagge persone… se abbiam fortuna lo saremo anche noi.

    *Francesca: penso anche io che questo sia l’inghippo … in effetti non e’ molto pratico non vedere il cursore… io oramai ci ho fatto l’abitudine ma le prime volte ho avuto qualche difficolta’ anche io. Sarebbe da cambiare template (un po’ come stai facendo in questi giorni) ma questo ha per me un certo significato… nella sua semplicita’, mette in risalto le foto e poi quel tocco di colore che va dalle sfumature del giallo fino al rosso sembrano un raggio di sole che regala luce nello scuro piu’ scuro… insomma anche se abbiamo dei momenti bui nella nostra vita bisogna sempre avere la speranza perche’ prima o poi c’e’ una luce che ci illumina il cammino.
    Vediamo un po’ che template sceglierai alla fine.. buon lavoro!

    Xeena:a parte gli scherzi, mi sa che tendi a sottovalutarti … non confondere i momenti di sconforto che a tutti possono capitare con le capacita’ che credi di non avere… la tua sensibilita’ e’ una tra le tante delle tua capacita’ .

    Ciao ciao a tutti… vado a lavorareeeee!!!!
    Dona

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  3. leggo e rileggo e mi emoziona ogni volta.
    Sono sicura che newyorker non vede il cursore e per questo non riesce a commentare…basterebbe che si posizionasse e anche se non vede scrivere ugualmente (è come faccio io perché nemmeno io lo vedo)
    Un abbraccio…se vedete template sempre diversi da me è perché li sto caricando e li provo:) Una faticaccia

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  4. La sofferenza accompagna il nostro cammino… poche volte siamo riconoscenti davanti ai doni. (ps: mio nonno diceva sempre: siamo qui per soffrire e ci riusciamo benissimo!) un saluto

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  5. *Michele: la poesia, ottimo rifugio con le sue braccia che avvolgono e ti danno calore per un momento di conforto che solo lei sa dare. Ognuno di noi, infinitesimamente granello di sabbia ritrovato e perso.
    un sorriso a te caro amico

    *Artemisia: grazie a te di averla letta… mi farai vedere i tuoi scatti! A presto

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  6. Grazie per questa storia dolce e tenera.
    Ho messo la macchina fotografica in borsa. Non saro’ certo brava come te ma ti ringrazio dell’idea.

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  7. Lungo il selciato cornacchie abbandona mezzi gusci di noci, svuotati dal loro contenuto, con la precisone che nessun schiaccianoci sa dare, è freddo stamane, è paziente il loro mondo, coperto solo di pensare e mangiare , osservare l’attesa, una cornice vuota nel garage aspetta di colorarsi in un ricordo, da chissà quale parte del mondo.. la mia canzone preferita finiisce con ..come ogni passero che cade, come ogni granello di sabbia. (Deve essere ripresa da un racconto del’evangelista Luca). Ci sarà un senso a tutto ciò.

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  8. *Ramona: condivido appieno il tuo pensiero . talvolta certe risposte in cuor nostro le sappiamo gia’ ma il nostro essere figli ci concede il dovere di chiedere.
    Un forte abbraccio a te con altrettanto cuore.

    *Barbie: non necessariamente la sofferenza che c’e’ in una corsia di ospedale e’ solo fisica, anzi la maggior parte delle volte prevale quella psicologica, altrimenti saremo semplicemente delle macchinette che distribuiscono farmaci per alleviare il dolore. Ti rendi conto che la situazione e’ ben piu’ complessa, se fai questo lavoro con cuore.
    Per quanto riguarda la sensibilita’ penso che una persona riesce a cogliere la sensibilita’ di un’altra grazie a quella che lei possiede .
    Continua cosi’ pure tu.

    *Petttirosso: … e l’uomo dalla grande mano, domattina, sara’ svegliato dalla musica degli amici del frutteto e lui donera’ a loro il suo sorriso. Grazie Carlo

    un saluto e un abbraccio
    Dona

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  9. Musica di pianoforte, dal frutteto, domattina, vertiginosa, suoneremo con gli amici passeri e merli, per l’uomo dalla grande mano.
    Il pettirosso

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  10. le tue parole sono dolcissime, e mostrano quanta sensibilità c’è nel tuo cuore…
    anche io per lavoro mi trovo molto a contatto con la sofferenza, raramente in corsie di ospedale, perchè la sofferenza di cui parlo non è fisica…
    continua così sempre.

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  11. Purtroppo il Padre è un padre buono, ma talvolta non ascolta. O forse, come tutti i genitori, non ritiene necessario che i figli debbano sapere proprio tutto… E noi restiamo impotenti, ci sentiamo piccoli e non capiamo perchè i genitori ci trattino proprio come bambini…
    Il male, la sofferenza, è qualcosa più grande di noi, non riusciremo mai a capire nè ad accettare. Così soffriamo per il dolore dei nostri cari, chiedendoci perchè.
    Un abbraccio col cuore, Dona!!

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  12. *Roberto: chissa’ qual’ è la risposta. Me lo son chiesto piu’ di una volta… forse e’ il mix delle due opzioni che hai dato, forse e’ semplicemente un’espressione di creativita’ che ognuno di noi ha. E’ difficile far provare a chi guarda una tua foto le stesse emozioni e sensazioni che tu hai provato al momento dello scatto.
    Per le foto, cerchero’ di meterne qualcuna su fliker.

    *melania: nel mio lavoro la sofferenza e’ all’ordine del giorno. Da un lato ci vuole la sensibilita’ che fa sentire il paziente una persona e non un numero e dall’altro ci vuole una certa dose di freddezza e di distacco che ti protegge da tale sofferenza.
    Se ad essere seriamente ammalato e’ un componente della tua famiglia questo equilibrio tende a spezzarsi e la sofferenza sembra essere infinitamente maggiore.
    Grazie della carezza alla mia prole che sta scrivendo la letterina a S. Nicolo’… !!!!!

    *Francesca: son qua non scappo! Insomma c’e’ aria di grandi cambiamenti nella tua “casa” e visto che i lavori parrebbero ultimati e l’invito e’ arrivato passero’. Grazie delle tue parole

    un saluto a tutti cari amici
    dona

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  13. è meraviglioso, tu conosci la sofferenza. Questo emerge con prepotenza.
    Dona mi piace qui…devo ancora leggere il post precedente, ma lo farò presto…la migrazione del mio blog è ormai definitiva, ho trasferito tutto post e commenti…ti aspetto, per l’indirizzo basta cliccare sul mio nome, è già aggiornato:)

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  14. Dai tuoi commenti ho capito che hai a che fare con i malati e con le corsie d’ospedale. Quindi puoi capire forse più di chiunque altro.
    La mia amica più cara (dalla prima elementare) è medico e lavora a malattie infettive. Nonostante la sua favolosa riservatezza so che ha visto morire di aids un nostro ex compagno del liceo, bello come il sole, di cui lei è stata a lungo innamorata.
    Gocce di esistenza quotidiana che si mischiano con una male che riguarda il mondo intero. Spesso le categorie più indifese.
    Buona domenica (anche se mi sorge il sospetto che dovrai lavorare…). Una carezza alla splendida prole.
    Melania

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  15. Parole dolcissime che hanno sapore d’ amore che si prova verso una persona cara.
    Anche io la sera lascio cadere le bricciole di pane dalla finestra e il mattino dopo ci sono i passerotti che fanno festa.
    Buona domenica anche a te Dona ,sono curioso di vedere le foto di cui mi hai parlato,forse in comune abbiamo una cosa,quella di saper cogliere attimi guardando semplicemente in una macchina fotografica,o forse tutto questo ci proviene da dentro noi? Mi sa che quest’ultima sia la risposta vera!
    Roberto

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