*Pensieri in riva al mare…

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“…ma se non poteva essere amore e non era desiderio, che cos’era? Forse piacere? Lui gli piaceva?

Certo che si, ma quel verbo non bastava a definire le sue emozioni.
Era troppo impreciso…impreciso e poco attinente.
Alla gente piace il gelato, andare in vacanza. Insomma piacere non significa nulla e non spiega neppure alla lontana perché, stranamente, aveva la voglia di raccontare a qualcuno…”

E’ spesso quello che accade, qui forse in modo particolare, ma anche altrove… di non riuscire a capire come mai ci si trova meglio a parlare, anche di cose riservate, con delle persone “lontane” che non si conoscono così tanto bene ma alle quali il nostro istinto o forse la nostra estrema necessità di raccontarsi affida.

Perché le persone che ci stanno vicino meritano, talvolta, così poca considerazione?

…forse perché tale considerazione non hanno di noi o forse perché loro stesse sono la causa dei nostri crucci

…o forse ancora, anche in questo caso, si riesce a vedere l’erba del vicino sempre più verde?

14 pensieri su “*Pensieri in riva al mare…

  1. *Ramona: si capita proprio cosi’ … anche qui poi l’esperienza insegna ma tendi comunque a confidarti con chi e’ a km di distanza da te. Vabbe’ dai che comunque anche qualcuno di piu’ vicino c’e’!

    *Noemi: insomma anche te rientri nel mazzo di chi tende a confidarsi con persone lontane… la scrittura poi aiuta in modo sorprendente!

    Un abbraccio
    Dona

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  2. Ci penso spesso anch’io Dona,
    ho cari amici, molto cari di cui parlo dei miei più intimi pensieri. Ma molto spesso quelli con cui più mi confido son lontani anch’essi…
    Mi son chiesta perché ci sia meno sintonia con chi mi sta vicino?
    Forse perché talvolta si ha poco tempo per ascoltare gli altri o per prenderli seriamente in considerazione…
    Quando si è abituati alla presenza dell’altro ci si fa meno caso, si offrono meno opportunità di comunicazione…
    Comunque ho amiche a cui confido tutto di me anche qui vicine, le vedo poco, questo sì, a causa dei nostri reciproci impegni..

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  3. No, Dona, assolutamente no. E’ un dato di fatto, e dopo anni di corrispondenze varie posso dire con certezza che a uno che non hai mai visto nè mai vedrai, racconti le tue cose più profonde. A chi ti sta vicino magari no. Forse perchè ti aspetti che lui (o lei) le capisca da solo, ma non è che questo succeda sempre. E così non chiami l’amica che abita di fronte, ma ti corrispondi con mezzo mondo…
    Poi le delusioni, amica mia, come sai, sono sempre dietro l’angolo. Ma questa è un’altra storia… 😉

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  4. Qui è stato già detto tutto, e poco resta da aggiungere, E’ vero, è così difficile parlare e comunicare con chi ti è vicino… Meglio la distanza nel mezzo, meglio la parola scritta. megliometterci il mare, fra noi e chi ci ascolta.

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  5. *Rino: stavo parlando, alcuni giorni fa, con uno scultore proprio di queste tue considerazioni, di proprio come si tende a nascondere le proprie emozioni e di come forse sia piu’ facile per un artista farle trapelare attraverso le sue opere. Dall’altra parte ci deve essere qualcuno che sia comunque disposto ad aprirsi per coglierle.

    *Roberto: talvolta abbiamo un certo pudore e vergogna nel confidare le nostre emozioni piu’ intime a chi ci sta vicino, addirittura facciamo fatica a commuoverci… forse perche’ abbiamo paura di farci vedere fragili e comunque di non essere compresi non mettendo in conto che in questa maniera si rischia di chiudersi in noi stessi e anche verso gli altri… la routine ammazza le emozioni.

    *Melania: sono d’accordo con te sulle tue motivazioni del perche’ si tende a non aprirsi con i propri cari. Del resto chi meglio di noi puo’ conoscerli e altrettanto conoscere le eventuali reazioni a nostri ipotetici sfoghi

    *Artemisia: e pensare che viviamo almeno meta’ se non di piu’ del nostro tempo in mezzo a persone che ci sono estranee anche se si professano nostri amici. L’amicizia non si improvvisa tale ma deve essere coltivata e sostenuta perche’ possa dare sostegno reciproco e senso di eseere

    *Cielo: si e’ sempre molto difficile trovare le parole giuste e spesso conviene proprio non farlo. L’importante sarebbe dare il giusto valore al sentimento

    *ma.ni: il nascere di un certo feeling che ci fa aprire verso alcune persone e’ faciòle che succeda qui, tra le pagine di questi blog. Questo perche’ scrivendo si ha modo di ponderare quello che si vuol trasmettere, si ha il tempo di riflettere e poi agire… ci si concede il tempo di leggere, di soppesare le parole e di capire con chi si ha a che fare. Qui mancano tante variabili che possono dare il quadro completo della persona che si ha di fronte… fondamentale e’ il guardarsi negli occhi e la stretta di mano.
    Questo e’ un importante spazio di condivisione di idee pensieri e stati d’animo e sicuramente aiuta a farci sentire un po’ meno soli in mezzo alla moltitudine di persone con cui si ha a che fare ogni giorno.

    *Nadia e Flavio: grazie per la piacevole posta. contraccambio il premio… mi piace passare da voi nella geniale allegria di Flavio e nella dolce e discreta presenza di Nadia

    *Lorenzo: talvolta mi rendo conto che e’ ancora piu’ difficile stare ad ascoltare che parlare… richiede tempo, attenzione e soprattutto voglia di condivisione di problematiche altrui… talvolta si e’ cosi’ immersi dalle nostre problematiche che non si ha molta voglia di addossarsi anche quelle degli altri o ci sembra che le nostre siano di gran lunga piu’ importanti di quelle degli altri. C’e’ una buona dose di mancanza di altruismo in questo. Penso che pero’ prima o poi tutti abbiamo la possibilita’ di trovare chi ci ascolta senza dimenticare che c’e’ qualcuno che lo fa sempre ed e’ sempre a fianco a noi ma spessissimo ce lo dimentichiamo proprio, cerchiamo solamente una presenza fisica piu’ che spirituale. Anche questa e’ una questione di feeling 🙂

    Una buonissima giornata a tutti
    Dona

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  6. E’ difficile ascoltare gli altri veramente. Cosi difficilmente siamo aperti veramente all’ascolto verso loro. Non essendo aperti all’ascolto e notando e constatando che gli altri non ci ascoltano, non ci apriamo del tutto ma solo in parte, solo “per quanto gli altri, implicitamente, ci danno libertà ed accoglienza”. Invece con le persone che conosciamo meno, non abbiamo niente da perdere nè ci aspettiamo niente da loro e tutto ci va bene, prendiamo quel che ci danno. Ma se troviampo ascolto, questo sembra che valga addirittura di più dell’ascolto di una persona che vediamo tutti i giorni.

    Poi ci sono feeling particolari e chi ti ascolta e comprende in modo particolare… ed è ancora più bello. 🙂

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  7. Io peró credo anche nel nascere repentino di un”feeling” naturale con certe persone, qualcosa che, a torto o a ragione, ci fa sentire a nostro agio e ci fa aprire magari piú del necessario.

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  8. E’ piu’ facile aprirsi protetti dallo schermo del computer. E poi i nostri interlocutori lontani sono “selezionati” mentre talvolta condividiamo i nostri giorni con persone con cui non abbiamo niente a che spartire (sto parlando dei colleghi, non dei nostri familiari).
    Artemisia

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  9. Bei pensieri… e quanti dubbi… post su cui riflettere, cara Dona.

    A volte credo lo si faccia per non arrecare del dolore alle persone care. Ad esempio io, per quanto è possibile, cerco di tenere i miei genitori al di fuori dei miei problemi personali.

    Poi c’è la paura di deludere. Di scorgere negli occhi di una persona cara e nel suo tono di voce la delusione.

    Alla base senza dubbio l’insicurezza.

    Buon inizio settimana

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  10. Penso che sia questa:forse perché tale considerazione non hanno di noi o forse perché loro stesse sono la causa dei nostri crucci. O forse più semplicemente non lo sappiamo nemmeno noi e confidiamo le nostre angosce nel buio sperando che qualcuno se ne accorga.
    Buon inizio di settimana
    Roberto

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  11. Abbiamo paura di noi stessi, dei nostri sentimenti, di essere spontanei, leali, di palesare le nostre emozioni; ci nascondiamo dietro maschere e desideriamo mostrare ciò che vogliamo solo a chi desideriamo.
    In fin dei conti, siamo insicuri.

    Rino.

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