Va tutto bene finché la ragione ti guida in gesti che rientrano nello standard mentale delle persone a cui li hai rivolti. E’ una valutazione soggettiva condizionata dall’ambiente in cui sei nato, cresciuto e diventato uomo. Si cresce con la percezione del giusto e del sbagliato, del bene e del male, ponendosi ciascuno i propri limiti, aiutati dal buon senso, imponendosi regole e cercando di rispettare le leggi.
Credo che non si nasca con l’intenzione di arrecare danno agli altri o a se stessi ma si cresca invece con la possibilità di maturare o meno questa intenzione. Dipende da svariati fattori scatenanti che segnano il nostro cammino e la fortuna o meno di avere vicino persone che a loro volta abbiano tratto insegnamenti e attenzioni positive come energia vitale delle loro tempra.
E così facendo queste considerazioni cercavo di trovare il senso di questo libro.
Non c’e’ stato tempo di capirlo mentre scorrevano le parole ai miei occhi, semplicemente i gesti dei due protagonisti che non trovano spiegazione e attenuanti , perché apparentemente non possono essercene per chi e’ uno stupratore e per chi si vuol rendere vittima del suo carnefice. Semplicemente la storia che corre in poche pagine, senza momenti di respiro ma un susseguirsi di descrizioni di stati d’animo assurdi ma possibili. Lunghi silenzi al posto di sdolcinate parole d’amore a riempire spazi di discorsi banali.
E poi il senso viene, a libro chiuso, sgualcito quel tanto che basta per capire che la lettura e’ stata d’ un fiato.
Penso sia la solitudine il comune denominatore tra i due protagonisti di Atto d’ amore. La solitudine di chi non viene compreso e viene lasciato solo alla sua sofferenza interiore, qualsiasi sia il motivo, anche quello di avere un male incurabile come Teresa.
La solitudine che porta alla deriva in un mare dove ognuno segue la propria rotta anche quando qualcuno rischia di andare a fondo.
Questo libro mette direttamente il dito nella piaga, lo gira dentro facendo uscire tutto il dolore che si può provare lì, ai limiti di una società, che seleziona e difficilmente comprende.
Francesco Cinque, autore di questo libro e’ un nostro amico blogger e lo potrete trovare qui
*Irish: si si legge velocemente in parte perchè le pagine sono poche e in parte perche’ la storia prende. Ci penso spesso a che cosa succederbbe se la mia mente si fermasse… spero davvero che non succeda mai e se dovesse capitare che non faccia del male al prossimo.
*francesca: capisco, questo pero’ non credo che ti possa far male
*Ross: (mi sembra di aver capito ti chiamino cosi’ per me e’ piu’ facile da scrivere)… mi sa che prossimamente leggero’ anche qualcosa di tuo
*Daniele: in effetti ce n’e’ molti tra noi blogger ed e’ carino leggersi. Auguri a Francesco anche da parte mia
*duccio: ogni volta che passo da te in effetti vedo che il dibattito e’ sempre aperto… meno male!
incontrare blog romani… intendi di persona?
*Http500: grazie anche delle tue segnalazioni nel tuo blog, sei super aggiornato!
*Giulia: penso che la solitudine sia veramente sottovalutata come causa scatenante delle piu’ diverse forme di autolesionismo e lesionismo altrui della nostra societa’
*melania: si le sue argomentazioni sono sempre piene di spunti di riflessione.
un caro saluto a tutti
Dona
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Ho conosciuto Francesco-Mio Capitano da pochi giorni. E devo ammettere che il suo modo di scrivere mi ha subito colpito. Non può lasciarti indifferente, questa è una certezza. L’argomento trattato sembra molto interessante.
Grazie a Dona per la segnalazione.
A Francesco-Mio Capitano i miei auguri più sinceri.
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La solitudine può genrare veramente sentimenti molto comlessi… una bella recensione, Giulia
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Grazie per la segnalazione, provvederò! 😀
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Cara Dona, grazie per il tuo commento, il dibattito continua
😉 duccio
PS se ti va di incontrare un po’ di blog romani scrivi: duccioped@yaoo.it
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Un nuovo autore che si affaccia alla ribalta. Sono contento. Francesco faccio il tifo per te e per i tuoi sogni futuri.
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interessante…
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ultimamente ho evitato di leggere libri che mettesseo “il dito nella piaga” …ma mi hai convinta. Lo prenderò.
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leggendo la descrizione posso pensare che è un libro da leggere tutto d’un fiato, di quelli che ti prendono sin dalla prima riga
no, non l’ho letto ma mi segno il titolo e l’intezione di farlo
difficile tenere in equilibrio quell’io interiore che è poi la chiave, la carica per tutto il meglio dell’esteriore
è il pensiero la prima fonte di male dell’essere umano
se la mente si ferma parlano quei livelli di coscienza che troppo spesso sono dormienti
grazie per la segnalazione
buona giornata
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*Francesco: posso chiamarti cosi’?
leggendo questo libro ho avuto la tua stessa sensazione e cioe’ che i comportamenti dei due protagonisti fossero, nella loro crudele assurdita’, normali e mi son chiesta come tu fossi riuscito a far passare questo. Sembrava quasi che tu li avessi in qualche maniera vissuti.
E’ stato un piacere aver letto questo libro e aver messo qui le mie impressioni.
un caro saluto
Dona
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Ehi, Dona, che bella sorpresa, sono davvero senza parole.
Hai colto il senso del libro, che è quello della solitudine. La solitudine genera incomunicabilità. La solitudine genera mostri. Soprattutto annulla il senso morale. Cioè non diventi immorale, ma pensi che sia giusto fare una cosa per il semplice fatto che la puoi fare.
Naturalmente il discorso mi è venuto troppo serioso come quasi sempre accade quando si parla di libri. La cosa davvero strana è che quando scrivevo questo romanzo i comportamenti dei due protagonisti non mi parevano per nulla strani o eccessivi. E’ una percezione che permane tuttora e non so spiegartene la ragione.
Ti ringrazio moltissimo per la tua recensione. 🙂
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