Bisogna diventare silenziosi perche’ il silenzio ci sveli le sue melodie, dolore perché i dolori scivolino fino a noi, attesa perché l’attesa faccia finalmente scattare le sue molle. Scrivere significa saper strappare dei segreti”
Léon-Paul Fargue
Solitamente comincio a farmi un’ impressione di ciò che sto leggendo da metà libro in poi. Pian piano entro nella storia, talvolta mi immedesimo nei personaggi, certi mi calzano proprio a pennello. Invece , questa volta, mi sono innamorata di questo libricino fin dal primo capitolo. 23 righe, poco più di un centinaio di parole sapientemente passate per le mani di un esperto giocoliere di antichi sapori. Sapori di ricordi gelosamente custoditi ordinatamente riposti in attesa che il gusto corrente faccia l’inevitabile giro di boa, insoddisfatto.
E così ecco, ancora una volta affiorare i miei RICORDI D’INFANZIA
Difficile ricordare semplicemente “mettendosi a ricordare”. Veniamo aiutati in questa ricerca sicuramente dai nostri sensi.
L’olfatto talvolta fa da bacchetta magica ed e’ così che camminando per una via, passando sopra ad una grata di sfiato di una cucina, vengo bloccata nel cammino e nei ricordi. Il profumo e’ intenso, quasi nauseante a quest’ ora del mattino, quando il palato e’ attratto dalla voglia di cornetto con cappuccino. Eppure questo odore e’ proprio lo stesso di un tempo. Un “minestrone” di ricordi bussa alle porte della mia memoria e, ad uno ad uno, entrano provenienti da quel vecchio asilo carico di storia.
La Ida, cuoca sgangherata con i calzerotti alla “pippi calze lunghe”, i cappelli tutti arruffati e i denti storti come tasti di un piano in movimento e il suo mitico, nutriente quanto odiato minestrone…come avrei potuto mai dimenticare il suo profumo!
Il refettorio con le tavole da apparecchiare e poi spreparare e una montagna di posate da asciugare…che responsabilità!
I giochi all’aperto, tra la ghiaia bianca e rumorosa sotto i nostri piedini, la giostra sempre lanciata a mille e i veli delle suore alti al vento…che risate quando qualcuno dei quei bianchi copricapo volava al di sopra del contorto glicine…e le acrobazie nel recuperarlo!
La grande sala con in fondo il palco…che emozione salirci, calpestare quelle assi sbucciate che sembravano reclamare con i loro scricchiolii una giusta verniciata. Da quel palco vedere gli altri bambini dall’alto, facendo capolino tra il pesante sipario, naturalmente senza essere visti, pena la “reclusione”.
Ne ricordo una in particolare di reclusione dopo aver tolto la sedia ad un bambino mentre si sedeva…un banale dispetto se non fosse stato che nella caduta si fosse procurato un taglio al collo. E il castigo: le ore trascorse in dormitorio, sul lettino con le stringhe di plastica gialle, il mio preferito di sempre, ma non quel giorno!.. Son rimasta lì da sola, al buio, fino a dopo pranzo quando, all’arrivo di tutti gli altri bambini per l’ora della nanna, la Superiora, con il dito puntato, spiegava il motivo perché mi trovassi lì prima di loro…che umiliazione!
L’altare era il posto che più mi piaceva, anche qui un profumo, quello dell’incenso che invadeva quella suggestiva stanza…li si dicevano le preghiere e talvolta si celebrava la messa. La mia ostinazione nel voler fare da “chierichetto” ma prontamente mi veniva detto che non potevo perché avevo i codini…Mamma, mamma tagliami i codini che così posso fare il chierichetto…niente da fare!!!
Il cestino (zainetto di un tempo) accoglieva orgogliosamente il pentolino che conteneva la cotoletta o lo spezzatino oppure ancora il pezzo di formaggio da mangiare dopo il famoso minestrone della Ida. Non potevano mancare neppure la confezione dei magici colori Giotto: il giallo, il verde, il rosso, l’azzurro e l’ album con le piccole figure da colorare che doveva bastare per tutto l’anno…
Tutto questo fino all’ultimo giorno di asilo quando di rimanere li proprio non ne voglio sentir parlare, niente recita, niente festa solo l’ultimo ricordo di un fiorellino in mano.
Foto: 1969 primo giorno d’asilo
Leggere il sapore delle fragole e’ fare un tuffo in un tempo piu’ o meno lontano, sospeso in un’ aura che sa di magia che Philippe Delerm sa abilmente esprimere attraverso un gioco di parole librate e poggiate sul foglio come un abile giocoliere sa far girare le sue clave.
Da leggere tutto d’un fiato e rileggere senza fretta lentamente.
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Nelle pagine di Sara trovere recensione e finale creativo del libro per ragazzi IL PRIMO BACIO NON SI SCORDA MAI di Angelo Petrosino.
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mi accorgo solo ora del tuo commento, mi spiace, perdonami.
Rimanere bambini per sempre forse non e’ possibile ma mantenere nel nostro animo una parte pura di noi… quello si.
Un caro saluto
Dona
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Anche io oggi ho avuto una sorta di dejavu, mi sono ritrovato a pensare alla mia infanzia e a quanto vorrei poter rimanere bambino per sempre.
Credo che questo libro mi piacerà parecchio.
Un saluto fixmeoso! 😉
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*Francesca: anch’io sto leggendo parecchio… scrivendo un po’ meno. Buona lettura e fammi sapere se ti e’ piaciuto e le tue impressioni.
un abbraccio
Dona
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Deve essere bellissimo, mi hai convinta! Visto che dedico l’estate quasi esclusivamente alla lettura andrò a comprarlo! baci
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*Daniele: certo, anche leggere aiuta a ricordare, son contenta che ti sia capitato leggendo questo post, il mio ricordo, le mie emozioni. ti consiglio anche di leggere il libro.
*Duccio: facile che girino virus tra blogger e fin che son di questo tipo non possiamo che rallegrarcene. fammi sapere le tue impressioni sul libro se ti capitasse di leggerlo.
*Giulia: grazie Giulia, per me e’ la cosa piu’ bella che potessi dire. Spero di poter passare al piu’ presto da te ma ho davvero sempre pochissimo tempo per far visita agli amici e me ne dispiace molto. Grazie invece della tua costante presenza, ne sono davvero felice
*Artemisia: sai ho deciso di condividere con Sara questo spazio perche’ penso possa essere di stimolo alla lettura e al dialogo, naturalmente sotto la mia supervisione… Per il momento ne e’ entusiasta e mi ha gia’ consegnato altre recensioni fatte in passato… spero che ne farà anche di nuove :-)…
un caro saluto a tutti
Dona
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Figurati, Dona. Bisogna incoraggiare le nuove generazioni di blogger 🙂
Ah, le bimbe! Tutt’altra cosa rispetto ai maschiacci!
😉
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Sai sempre donare grandi emozioni. Mi piace molto quello che scrivi e mi emoziona sempre, un abbraccio, Giulia
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Mi hai fatto venir voglia di leggerlo, e sarà che anche io in questo periodo penso alla mia infanzia? cos’è un virus blogghico?
Io invece mi sono commosso con ‘Firmino’ di Sam Savage
😉 duccio
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Il tuo post mi ha fatto tornare in mente miei ricordi d’infanzia. Oltre ad aver letto con grande emozione il tuo post ed i tuoi ricordi.
Ciao
Daniele
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*Rino: be lo fai pure tu attraverso la storia, rendendola masticabile a tutti.
*Barbie: grazie lo colgo con piacere, piacciono anche a me le stesse cose…
*Artemisia: be’ diciamo che dell’asilo ho dei ricordi precisi alcuni belli altri spiacevoli. Di certo anche quell e’ stta una delle mie prime esperienze che mi ha aiutato a crescere.
Le pietanze gustate in comunita’ di solito sempre meglio apprezzate che a casa dai ragazzi…. ricordo il Risotto allo zafferano e il passato di verdura della Sivana osannati dai miei figli quando andavano all’asilo e che assolutamente non assaggiavano a casa.
Grazie anche che commenti che lasci a Sara, ne e’ entusiasta e scusa se ho cancellato il tuo ultimo commento cercando di recuperarlo tra lo spam.
Un caro saluto
Dona
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Raccontata cosi’ questa esperienza dell’asilo ha un aurea dorata ma non deve essere stata molto positiva. Per fortuna sono andata all’asilo comunale dove punizioni come quella che racconti non venivano date. Al posto del minestrone mi ricordo che mi sembrava tanto buona la pasta al ragu. Magari la faceva meglio mia madre, ma si sa, i ragazzi apprezzano sempre di piu’ quello che trovano fuori casa.
Il cestino (“panierino” come dicevamo noi) e i pastelli Giotto invece sono un ricordo comune.
Un caro saluto,
Artemisia
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adoro il sapore delle fragole,
le parole giuste che toccano i tasti giusti,
e le foto in bianco e nero.
Virtualmente ti porgo la mano e ti offro un fiorellino
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Meraviglioso, non ho parole!
Come le parole possono essere espressione di ben precisi sentimenti! Basta solo esserne capaci.
Rino.
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