*Il bambino con il pigiama a righe – John Boyne

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L’ho visto per caso, non lo stavo cercando e senza saperlo nel momento in cui l’ ho preso in mano mi stavo già facendo uno dei più bei regali di Natale che avessi mai ricevuto.
Si, perché dall’attimo  in cui l’ho visto, al momento in cui l’ho finito di leggere, sono passate appena  24 ore.
Si, perché e’ stata una delle più belle letture che abbia intrapreso in questi ultimi anni.

Mi ha colpito l’infantile copertina a righe bianche e azzurre; anche a Bruno piacevano le righe del “pigiama” che il suo amico Shmuel portava al di là del recinto, gli piacevano cosi’ tanto che se n’ e’ trovato coinvolto fino all’ultimo respiro…
E tutto d’un fiato vien da leggere questa favola di John Boyne scritta con l’animo di un bambino di 9 anni, figlio di un comandante nazista, ancora innocente e puro come solo ai bambini vien naturale  esserlo e del suo amico ebreo “vicino di casa” ad Auscit.
Bruno chiama così Auschwitz, perché non sa pronunciare un nome tanto difficile,   il posto desolato dove si e’ trasferito con la famiglia, dove la sua nuova casa ha meno piani di quella di Berlino, dove non ci sono gli amici che aveva in città, dove dalla finestra della sua camera vede solamente quello sterminato recinto colmo di persone vestite tutte uguali, dove col suo animo di esploratore trova il dono più prezioso che possa esserci per un bambino di qualsiasi religione, razza, stato sociale  e cioè l’amicizia e la benevolenza.
Mi è piaciuta la sensibilità di Boyne nel cogliere le poche certezze alle quali si aggrappano i bambini nel vivere con spensieratezza le loro fasi della giovinezza, nonostante i macigni che inconsciamente son costretti a sopportare sulle proprie spalle, seppur in maniera diversa.
Si possono cogliere nei punti fermi che spesso vengono ripetuti nel corso del racconto;  nel modo di Bruno di definire la sorella “Un caso disperato”, l’ufficio di suo padre il luogo dove è “Vietato L’Accesso, Sempre E Senza Eccezzioni”, il fatto che Il Furio (Cosi’ Bruno pronunciava il Führer )  “avesse grandi progetti per il padre” e che nello stupirsi Bruno “spalancasse la bocca in una grossa O”.
Colpisce in questo raccontare l’immagine che Boyne dà del bambino un po’ come la trasmette Watterson nelle sue strisce di Calvin and Hobbes.
E’ un immagine di disarmante spontaneità perche’ i bambini possono essere belli, bravi e buoni ma fino ad un certo punto, attenzione!
Possono essere altruisti si,  ma non troppo ed é cosi’ che l sono perché nulla in loro e’ costruito.

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Questa e’ una favola non solo per bambini ma anche e forse soprattutto per tutti noi adulti che ci apprestiamo a scorrere i nostri natali tra i “recinti del consumismo” perché ci sembra che forse solo cosi’  possa essere per noi Natale, dimenticandoci anche solo per un giorno i nostri problemi, di quelli altrui e con essi il vero senso della “Nativita”.

E cosi’ mi ritorna alla mete un pensiero che scrissi non poi cosi’ tanto tempo fa e che penso possa essere  un augurio di ogni tempo.

Anche questa mattina il paese sembra dormire…
Il freddo imprime ancora i sui candidi ricami su tutte le superfici.
Piccoli mucchi orlano la strada, testimoni oramai logori dell’ultima nevicata.
Poco lontano, il vecchio  albero non ha più molta voglia di sfoggiare fiero i suoi frutti gialli, primato assoluto in questa stagione.
Le luci del grande abete si alternano stanche dopo una notte di brillanti apparizioni.
Il  silenzio corre liberatorio in ogni piccola via.

Alzando lo sguardo però, qualcosa e’ segnale di un esile risveglio…
Dai comignoli messaggi di fumo in un coro di assonnati buongiorno.
Nelle abitazioni la colazione non tarda ad essere servita a bocche sempre meno affamate.
La giornalaia ritira il pacco quotidiano di fantastiche menzogne e crudeli verità.
La signora dell’osteria, con gli strofinacci puliti sottobraccio, si avvia ad aprire l’orami ultimo punto di ritrovo.

E non tardano nemmeno i primi rumori…
Dalle viuzze, piccole macchie colorate convergono a San Rocco.
Spalle piegate da quel simbolo di appartenenza che ancora, per fortuna, contiene il loro passato, presente e futuro.
La croce, in cima al monte, brilla all’inizio di un nuovo giorno…all’arrivo di un nuovo Natale.

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…e che Natale sia in ogni giorno continuando a dare un senso alla nostra vita.

Dona

16 pensieri su “*Il bambino con il pigiama a righe – John Boyne

  1. *Arnicam. : sono contenta che ti sia piaciuto questo libro, sono in attesa di vedere il film che purtoppo hanno toloto dalle sale, almeno da me, per far posto ai soliti “pannettoni di natale”!

    *Foster: bellissimi i versi che hai ricordato di Thomas, del resto come buona parte delle sue poesie. Calvin me lo ha fatto conoscere un amico e anche se non ho letto molte strisce di lui anche a me piace molto.

    *Rino … che ritorna: grazie delle tue belle parole e anche di essere ritornato con augurio cosi’ bello e profondo per questi giorni e per tutti quelli che hanno da venire

    *Sileno: fammi poi sapere il tuo parere sul libro e contraccambio l’augurio

    *Alex: troppo buono con me ora poi che so cosa significano le 5 W 🙂 comunque grazie i tuoi complimenti mi gratificano perche’ so non esser riposti a caso

    *Oscar: veramente erano assonnati pero’ va bene lo stesso 🙂

    *Lorenzo: grazie a te Lorenzo di esser passato

    *Barbie: spero che cio’ che hai augurato a me sia valso anche per te, a presto

    *Giorgio: contraccambio di cuore anche per un sereno 2009

    *Melania: pensa che non se n’e’ accorto quasi nessuno passando per strada che avevo fatto il mio presepe in quel vecchio tronco d’albero… e’ li discreto come la famiglia che sta a rappresentare.
    Lo stesso augurio che mi hai donato lo porgo a te e alla tua famiglia

    *Flavio: augurissimi anche a te, Nadia e bambini

    *Duccio: e io appunto aspetto di vedere anche il film…
    Augurissimi anche a te

    Un caro saluto e un grazie a tutti
    Dona

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  2. … le recensioni del film mi hanno colpito molto, ma non sapevo ci fosse anche il libro.
    Auguri Dona, per un 2009 di pace, giustizia e serenità.
    😉 duccio

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  3. Mi hai fatto venire una grande voglia di leggere questo libro.
    E le foto, e il presepe… che splendore.
    Ti abbraccio, Dona.
    Auguro ogni bene e tanta felicità a te e alla tua famiglia, a tutti i tuoi cari.

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  4. Ritorno..
    Che sia un Natale pieno di salute e serenità, che sia un Natale sereno e gioioso, che sia un Natale nel vero senso intrinseco della parola.

    Rino, sinceramente.

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  5. Lo stavo scrivendo l’altra notte che c’è del giornalismo e non solo.
    Il tocco è la continuità con gli elementi letterari, illustrativi, fotografici.
    Completa anche nelle 5 W.
    Alex

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  6. Ciao Dona
    domani vado in libreria e credo proprio che farò tesoro del tuo consiglio.
    Ti auguro felici festività .
    Sileno

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  7. a parte Calvin che adoro, cito questo verso di Thomas che mi è venuto in mente
    “dal bianco gregge che fuma dal camino della casa tra i campi,
    nelle valli viaggate dal fiume dove il racconto fu narrato”

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  8. ciao Dona, il libro che recensisci l’ho letto ed è piaciuto tanto anche a me. Una bella storia che la sensibilità dell’autore ha reso ancora più coinvolgente. Ma anche i tuoi pensieri sono belli, e semplici e reali. Tornerò a farti gli auguri 🙂

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